Saturday, 14 September 2013

Kryžių Kalnas - The Hill of Crosses


Lungo la strada di ritorno da Klaipeda a Zarasai decido di fermarmi a visitare il sito più curioso della Lituania: la Collina delle Croci (Kryžių Kalnas). Scendo a Šiauliai, quarta più grande città del Paese, e da qui un piccolo pullman cittadino mi porta a Domantai. La fermata si trova proprio di fronte alla strada di accesso alla Collina, una passeggiata di 2 km che faccio in autostop.

Il panorama che mi si apre davanti ha un che di mistico, sinistro e misterioso allo stesso tempo. Non stupisce che questo sia uno dei più importanti siti di pellegrinaggio per i cattolici, ma la storia di questo luogo nasconde anche un significato laico. 


Diverse leggende legano l'erezione delle prime croci ad un padre che invocò la guarigione della figlia gravemente malata, o alla memoria di soldati uccisi in una grande battaglia.La tradizione pagana vuole che in questo luogo vergini celestiali accudissero i fuochi sacri. Di certo si sa che le prime croci comparvero nel XIV sec. e si moltiplicarono durante la sanguinosa oppressione zarista, come simbolo di speranza e sofferenza del popolo lituano. Sotto l'impero sovietico, la pena dell'arresto che colpiva chiunque piantasse una croce non fermava i pellegrini, che qui si recavano per commemorare i deportati e le vittime del regime. La collina venne rasa al suolo almeno tre volte, ma le prime croci ricomparivano già il mattino successivo. Nel 1990 si contavano 40.000 croci su una superficie di 4600 kmq. La Collina delle Croci simboleggia quindi lo spirito di ribellione e l'identità nazionale lituana.
Percorrendo in silenzio gli stretti passaggi tra le croci, si avverte un'atmosfera che invita al raccoglimento spirituale, a prescindere dal proprio credo (o non credo) religioso. E' interessante leggere le dediche sulle icone, e scoprire che i pellegrini sono giunti qui da ogni angolo del globo, dall'Italia all'Australia. Chiunque può aggiungere la propria croce, purché ci s attenga ad alcune regole relative alle dimensioni e al rispetto di quelle già presenti. E se si arriva sprovvisti, le bancarelle all'ingresso offrono un'ampia selezione di forme e prezzi, per accontentare tutte le esigenze!







Ampio assortimento...


Terminata la visita torno in autostop a Šiauliai, dove mi soffermo a mangiare un panino nel centro pedonale prima di prendere l'unico autobus diretto a Zarasai. E finalmente eccomi a casa...





Tuesday, 3 September 2013

Neringa or the Curonian Spit


Sabato mi preparo per una visita al Parco Naturale della Penisola Curlandese, per esplorare quello che la mia guida descrive come un paesaggio unico al mondo.
La leggenda narra che la gigantessa Neringa creo` questo lembo di terra portando grembiulate di sabbia dal mare, creando la laguna a protezione dei pescatori dei villaggi costieri. In realta`, furono le onde e i venti a consentire l'accumulo di sabbia nelle acque basse vicine alla costa, dando luogo a un ecosistema tanto spettacolare quanto fragile. 
Il massiccio disboscamento del XVI sec. causò la repentina desertificazione dell`isola, mentre i forti venti e le piogge progressivamente spostavano e limavano le immense dune. Interi villaggi furono sepolti dalla sabbia e, quando l`agricoltura non poteva più garantire la sopravvivenza, gli abitanti arrivarono a nutrirsi di corvi che uccidevano mordendoli sul collo.


Nida





 Veduta dalla duna di Parnidis

 L`istituzione di una commissione internazionale durante il dominio sovietico decretò l'urgenza di adottare misure a salvaguardia di questo ecosistema, tra cui figurò l'istituzione del Parco tuttora responsabile del rimboschimento. I visitatori, che costituiscono la principale fonte di reddito per tutta l`area, sono anche la principale insidia. Vi sono rigide regole a cui bisogna attenersi durante la visita, che comprendono il divieto di scivolare sulle dune e di uscire dai percorsi segnalati. Si calcola che ogni turista che percorre il "Sahara della Lituania" spinge verso il basso tonnellate di sabbia, e il "Sahara della Lituania" si ritira di 1 m ogni anno.
Noleggio una bici all'ostello e prendo l'autobus che mi porterà a Nida, la cittadina lituana più meridionale della penisola, prima del confine con l'appendice russa di Kaliningrado. Dopo un veloce giro del paese mi spingo più a sud, alla scoperta della duna di Parnidis, l'unica su cui è ancora concesso scivolare. Dalla cima si ammira uno spettacolo quasi lunare! Una foto alla base della duna mostra la differenza di altezza nel 1960.








Faccio rotta verso nord, dove una pista ciclabile immersa nella foresta percorre i 50 km che separano Nida da Smiltyne, il villaggio all'estremità settentrionale che uno stretto canale separa da Klaipeda. Durante il percorso attraverso i villaggi di Pervalka e Preila, dove mi rifocillo con un'insalata a base di pesce affumicato (a km zero!) preparato in un'antico affumicatoio. Faccio una puntatina sulla spiaggia infinita del Mar Baltico, con l'obbligo e la necessità di 'puciare i piedi' nell'oceano. 



Sicuramente il punto più bello del mio percorso è la zona delle Dune Morte o Grigie, che mi offre un vero scenario da far-west. Strano trovarci un corteo nuziale che ha scelto questa location come sfondo per le fotografie!
Percorro gli ultimi 20 infiniti km - e io che pensavo di essere allenata! - e dopo 7 ore arrivo finalmente a casa. Distrutta ma assolutamente appagata, mi coccolo con una zuppa e una doccia calde e crollo a letto. Il mattino dopo, sveglia alle 6 per raggiungere l'ultima tappa: Šiauliai.

Death Dunes
  








Sunday, 1 September 2013

Klaipėda


Venerdì mi son presa un giorno di ferie per esplorare la costa occidentale della Lituania. Approfitto di un passaggio da parte degli Išrinktasai fino a Vilnius, diretti a Druskininkai per un contest tra band emergenti. I ragazzi si danno la carica ascoltando un cd con i loro pezzi preferiti, masterizzato per l'occasione e denominato "Rockstar trip album". Giunta alla capitale, prendo un autobus che in 4 ore mi porta a Klaipėda. Il paesaggio lituano, che mi ricorda le campagne gatticesi solo con più betulle, si estende monotono per tutto il Paese, conciliando un riposino digestivo. Arrivata a destinazione, scopro che il mio ostello si trova proprio nel piazzale della stazione degli autobus. Il tempo di fare il check-in e parto alla scoperta della cittadina. 

Klaipėda è la terza città più grande della Lituania, importante nodo dei trasporti marittimi. Fino al 1923 era annessa alla Prussia ed era conosciuta con il nome di Mamel. Durante la II GM divenne una base sottomarina nazista e subì ingenti devastazioni. La città conserva comunque memoria dei due secoli di occupazione tedesca nello stile architettonico del centro storico, con le tipiche strade acciottolate, e nei ruderi del castello in mattoni.


La città non offre attrattive di particolare interesse, e in genere è solo un punto di accesso alla splendida Penisola Curlandese. Passeggiare per le vie del centro è comunque piacevole, anche per divertirsi a scoprire le innumerevoli sculture, circa 120, disseminate qua e là. Graziosa la piazza del Teatro di Arte Drammatica con la sua fontana dedicata a un celebre poeta tedesco nato a Klaipėda, Simon Dach, e i locali che si affacciano sul fiume Dane.

Statua della gigantessa Neringa,
 simbolo della forza delle donne
Martynas Mažvydas, autore del
 1° libro a stampa lituano (1547)
"Siamo una sola nazione, una sola terra, una sola Lituania"

La fabbrica della birra Švyturys


Piazza del Teatro


Faccio un salto in ostello a rifocillarmi e qui conosco un ragazzo californiano che lavora in un negozio di marijuana medica e gira il mondo per degustare le nuove forniture... dopo aver avuto conferma che, almeno negli USA, la prescrizione medica è una pura formalità, riparto per qualche scatto notturno al centro storico. Poi a nanna, perché il giorno dopo mi aspetta una bella impresa...